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giovedì 16 dicembre 2010

Quei meravigliosi anni 80


Ero a cavallo dei miei meravigliosi anni 80 ,un periodo idillico e stralunato della mia vita. La mia anima inquieta, in fermento, brulicante di crisi interiori e in ricerca di una mia identità.
Spaccata dal femminismo e dalla ricerca spasmodica di coltivare rapporti diversi, proiettati nell'abbattimento dei ruoli convenzionali. Ero una ribelle romantica.
C'era la voglia di allargare la mente a tutto cio' che era stato compresso da anni...
C'era Guccini, De andre', Pasolini, Apollinaire, c'erano amici sempre uniti da gli stessi obiettivi con l'intento di spogliarsi da una ipocrisia borghese.
Frequentavo un'abitazione di amici che era definita la Comune per il clima liberale che si respirava. Lì tutte le sere ci ritrovavamo attorno al camino acceso, c'era musica confronto, coppie in crisi che supportavano altre coppie. C'era la voglia di spogliarsi della falsità dimostrando crudemente a noi stessi come eravamo.
In realtà, era l'abitazione di Marco e Giulia una coppia fantastica con una prepotente personalità che si circondavano della compagnia di tanti amici dimostrando fascino e cordialità.
Marco era carismatico, un leader dolcissimo e autorevole. Scriveva da Dio e cantava suonando la chitarra con una voce fantastica. Era ironico, pungente e sarcastico.
Giulia era tosta, energica, impetuosa e aveva tonnellate di onestà e rigore da elargire, occhi neri di gazzella, neri i capelli, viso dolce ed espressivo, toni burberi all'occorrenza. Erano due personalità emergenti, si amavano ma si schiacciavano inconsapevolmente.
Ricordo di averli amati da subito e loro erano catturati da me perchè ero selvaggia, caustica e passionale.
Marco si sentiva attratto da me e velocemente lo fui anch'io, ci innamorammo e lui , con candore e allarmante sincerità, comunicò la situazione a Giulia e lei, in linea con gli schemi della cultura di allora, e con apparente maturità, accettò sportivamente.
Dimostrava di accettarmi tanto al punto che la sera quando andava a lavorare nel turno di notte mi faceva trovare la camicia appoggiata sul suo cuscino, sapendo che sarei rimasta a dormire con lui! Mi spiazzava questa apertura mentale, non riuscivo però a scrollarmi il disagio, lei era forte, ma soffriva. Io lo avvertivo.
Allora ci imponevamo di evitare sotterfugi, bugie compromessi, ma si arrivava anche al parossismo!
Passavano i giorni e io con loro, sospesa in questa situazione surreale.
Vivevo intensamente la mia storia felice di aver trovato ciò che avevo, il sesso con lui era esaltante e intenso, nottate sul pavimento sdraiati davanti al fuoco del camino, dopo una serata con gli amici che popolavano la casa, sempre in compagnia di una bottiglia di Stravecchio comprata con contribuzione popolare...
Giulia era meno presente, ma viveva lì e non lasciava mai trapelare l'amarezza anzi era solidale con me, non so quanto si sforzasse di farlo.
Un giorno, le mie sicurezze crollarono. Lui mi confessò candidamente di aver regalato un orgasmo a una delle amiche del gruppo, così come si regala un fiore. Io non ero pronta, io lo amavo. Accusai il colpo dimostrando falsamente comprensione per l'accaduto, ma ero affondata e quella sera bevvi tanto fino a ubriacarmi.
Mi rifugiai seminuda in camera da letto volevo spogliarmi, ma non ce la facevo, non volevo che mi vedessero, ero accecata dalla rabbia e dalla gelosia! Tutta quella libertà mi stava soffocando.
A un tratto si aprì lentamente la porta, era Giulia che aveva intuito il mio malessere. Le dissi piangendo tutto, ed ecco che scattò la molla incredibile della solidarietà femminile, della muta complicità.
Ora lei era vicino a me e mi accarezzava i capelli, mi abbracciava e io sentivo un gran calore dentro che mi turbava, ancora lei era la più forte, ancora lei riusciva a stupirmi.
Il mio trucco era colato sul viso e lei tentava di pulirmelo, mi dava calore la sua presenza, ero frastornata ma sollevata, poi si accucciò ai miei piedi come un cucciolo e mi abbracciò le gambe, io trasalii, smisi di respirare sentii le sue labbra che baciavano le mie cosce, delicatamente, timidamente, fino a che la sua bocca si fermò, sfacciatamente, sul mio pube. Io non la fermai, mi piaceva quell'intimità che nasceva dal profondo. Sì, mi piaceva, non provai imbarazzo, solo stupore e languore. Due donne ferite si avvicinavano nel modo più diretto, una simbiosi emotiva forte, molto forte. Ora sentivo la lingua che cercava di insinuarsi dentro, ero immobile e le mie gambe ora cedevano lentamente, ero arresa e inerme, quando si aprì la porta ed entrò silenziosamente Marco, che appena ci vide, rimase folgorato ed estasiato, ricordo che ci disse che eravamo bellissime e ci implorò di non fermarci...
Purtroppo, aveva spezzato la magia di un momento che non sarebbe capitato mai più. Ci svegliammo da quello stato di autoipnosi consapevoli che quegli attimi erano stati solo nostri.
Lui era fuori dalla scena, noi ci ricomponemmo e gli regalammo la nostra indifferenza.

© 2010 by Rosalba

4 commenti:

  1. non avrei potuto scegliere una discepola migliore di te...brava...

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  2. delicata forza...nei sentimenti e nelle sensazioni...bellissimo

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  3. Stupendo! Un passaggio delicato attraverso quei favolosi anni, dove si ostentava una certa "libertà"...visto con la consapevolezza del poi...senza rinnegare nulla...bravissima!

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  4. bellissimo racconto...tanti sentimenti complicati deboli e forti

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