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martedì 22 luglio 2014

GENESIS

Opera di Rodin
di MooN

Sudata, il corpo rilassato, la mente inebriata, l’eco del nostro orgasmo nella stanza. Guardo le pareti colorate, le tende si muovono lievemente cullate dalla brezza notturna.
Mi volto verso di te. Hai gli occhi chiusi ma non dormi,

martedì 8 luglio 2014

PROCEDURE D’ESPORTAZIONE MASSA MOLLE

Monica Cook Painting (www.monicacookart.com)
di Antonella Taravella

Lavorare piano sulla lingua e su quei sensori molli presenti, mi dice la tua vocina che si ripete in ossessione perpetua, quella che mangeresti più volentieri in questo volersi spezzare come pane nell’ultima cena che sa di diabolico.

giovedì 5 giugno 2014

Dal Questore in Questura


di Angelkika

Era un bel mattino di primavera tarda, faceva caldo. Lisa si alzò di buonumore e canticchiando si fece una bella doccia indugiando sulle parti intime con il doccino mono-getto per migliorare l'inizio della giornata.

venerdì 30 maggio 2014

Telefono bollente


di Lovelace

È iniziato come un gioco, ed è diventata un'emozione infinita.
Tu mi possiedi e io sono sottomessa a te, ma allo stesso modo io possiedo te e tu sei sottomesso a me. Le nostre menti calamitate, unite, sfornano in simbiosi fantasie sempre più audaci.

mercoledì 21 maggio 2014

Sensi Unici

Foto di Daniela Altomonte "Nudes"
di MooN
Le sue mani mi sfiorano, mi carezzano, si fanno via via sempre più curiose, esplorano ogni centimetro della mia pelle, seguono la linea delle mie cosce, indugiano…sento il mio respiro sempre più affannoso, non riesco ad oppormi al calore che sento aumentare, sempre di più…il sangue affluisce tra le mie gambe, che vorrebbero schiudersi, che vorrebbero mostrare senza pudore quello che ora nascondono disperatamente…
Non devo cedere a questo momento.
Non devo aprire gli occhi, lui potrebbe capire…
Cerco di rimettere a posto i pensieri, di ricordare dove sono, prima che la follia dei sensi prenda il sopravvento.
Lui è in piedi accanto a me. Indossa pantaloni e camice bianchi. È sudato, ha i capelli castano chiaro, occhi verdi, profondi. È affannato, ma voglio pensare che lo sia solo perché sta lavorando. Io, distesa sul lettino, indosso tanga usa e getta che non riescono a nascondere quello che lui può vedere senza intuire.  Mi dice di sdraiarmi sulla pancia, e nel girarmi mi cade il telo che mi copriva il seno. Sento i suoi occhi che indugiano, che scrutano. Comincia a lavorare sui polpacci, per poi salire sulle cosce, e arrivare sui glutei, sodi.
Le sue mani calde compiono gesti studiati, conosciuti. I suoi pollici indugiano nella piega fra gluteo e coscia, ho un brivido. Le sue mani rallentano il ritmo, io chiudo gli occhi. Sento il suo respiro affannato, sento il suo odore, il suo calore. Non riesco ad oppormi a questa voglia, non voglio oppormi. Le sue mani si fermano sui glutei, il calore che trasmettono è quasi  insopportabile, e torna prepotente la voglia di essere esplorata fra le cosce che vorrebbero aprirsi.
Le sue dita si attardano, le sento sfiorare l’ano, un brivido percorre tutto il mio corpo, i capezzoli si inturgidiscono. Ho capito che cosa vuole fare, e attendo…finché non sento il suo dito penetrare il mio buchetto, senza fatica, sempre più in fondo, e io impazzisco dalla voglia. Le sue mani unte di olio profumato non incontrano ostacoli, due dita, tre dita, e la voglia diventa insostenibile. Vorrei urlare, invece rimango lì a farmi penetrare dalle sue dita. La mia mano sa come aumentare questo piacere e raggiunge il bottoncino turgido, che mi fa esplodere in un orgasmo devastante. Lui si gode quel momento rimanendo con le dita nel mio culo, percependo le contrazioni fino all’ultimo istante. Ora voglio essere presa, mi giro e mi siedo, a gambe divaricate, il mio sesso bene in vista per farlo impazzire di voglia. Infilo la mano nei suoi pantaloni e lo prendo in mano. È durissimo. Non penso più a nulla, comincio a leccarlo, a succhiarlo, lui mi esplora con l’altra mano, e di colpo mi sfila l’uccello dalla bocca, e tenendomi le gambe mi penetra fino in fondo facendomi gridare dal piacere. Colpi sempre più veloci, cerca le mie labbra, la mia lingua, siamo preda di una follia, di una passione, di un piacere estremo. Il tempo non ha più valore, il luogo in cui ci troviamo non ha contorni, sento solo il suo sesso dentro di me. L’orgasmo arriva, improvviso, violento, simultaneo. Si accascia fra le mie gambe, gli circondo la vita con le cosce, lo abbraccio. Lui mi scosta i capelli, mi guarda negli occhi. Mi prende il viso fra le mani e mi bacia, come nessuno mi ha mai baciata, a lungo, esplorando ogni millimetro della mia lingua che cerca la sua vogliosa. E restiamo lì, per alcuni interminabili minuti, abbracciati, come se non avessimo fatto altro in vita nostra.


venerdì 16 maggio 2014

Muriel e Adrien - Parte seconda

Hogarth - La carriera del libertino - Il manicomio
di Bèatrice Alaix

Il fuoco che non è alimentato si spegne: di lì a qualche tempo il trasporto per Adrien é sbiadito, non solo non l’ho più visto, lo considero inarrivabile e le infatuazioni, in questo caso, hanno la consistenza di un miraggio. Mi sono scordata di lui nell’attimo in cui i medici mi hanno sottoposto la decisione di operare Charles alla valvola mitrale. Due sono le cose che ci sconvolgono di più: il sesso come scintilla di vita e il lutto come sua fine. Tra questa incudine e martello, si rischia il corto circuito, forse il trasporto per Adrien era nato proprio dal balenare del polo opposto: l’idea che un amore arrivasse al capolinea, attraverso la scoperta della vulnerabilità di Charles. Nel pomeriggio uscita di casa, percorro le viuzze affollate del Marais per raggiungere la metropolitana, ho le lacrime agli occhi, melanconia fisiologica che si affaccia nei momenti di transizione. Il cellulare, squillando, mi infastidisce:
- Pronto?
 L’interlocutore tituba per il tono seccato:
- Sono Adrien.
- Ho un tuffo al cuore e mi addolcisco:
- Ciao.
- Ho saputo del professore e vorrei andare a trovarlo in ospedale…
- Purtroppo mio marito non è in grado in questo momento, spero non ti suoni come un’offesa.
- Capisco.
- Dopo un attimo di esitazione:
- Alle cinque c’è la presentazione del saggio sui libertini… se tu vuoi …
Mi stupisco dell’invito: la storia e la filosofia sono le materie che Charles insegna, Adrien ha pubblicato una ricerca, ma può interessargli? Infatti, non mi risponde. Io scrivo di cultura su un settimanale femminile, non mi perdo un’anteprima cinematografica, un vernissage, un teatro, eppure l’impulso di coinvolgere questo ragazzino mi é uscito di bocca come un’interferenza in una trasmissione radio. Quando arrivo alla libreria, la conferenza é iniziata, tiro fuori taccuino e penna: mi affascina il diciottesimo secolo, sensuale, insanguinato e simile, malgrado tutto, al presente. Prendo appunti, quando una mano mi preme la spalla, voltandomi vedo, non senza sorpresa, il mio giovane “sangue dal naso” e gli sorrido. E’ come se l’aria intorno ora avesse una vibrazione diversa, seduto dietro, intuisco il suo respiro, il mio cuore batte, mi ronzano le orecchie, non riesco a porre alcuna domanda, io che sono abituata a farle. A un tratto Adrien chiede all’autore:
- E’ vero che madame du Deffand a settant’anni si è innamorata di un ragazzo di diciannove?
Curioso che fra le tante questioni sia proprio caduto su quella, mi suona stranamente impudica, quasi violi un’intimità nella quale, in fondo, non amo riconoscermi. Il saggista racconta della nobildonna e lui lo incalza, Adrien é sorprendentemente colto e intelligente per i suoi ventitré anni, età che ho saputo da Charles.
A presentazione finita usciamo, fuori piove e non abbiamo ombrello.
- Io prendo il metrò a Hotel de Ville, da che parte vai? - gli chiedo
- L’accompagno. Torna al giornale?
- Vado a casa. Ti offro un the, se vuoi.
In metropolitana sediamo uno di fronte all’altro. Guardo il suo ciuffo corvino, i lineamenti delicati, gli occhi grandi, il corpo dinoccolato: il classico maschio con il quale, se fossi sua coetanea, vorrei fare coppia. Da ragazzina adoravo rock star e attori con quel tipo di fisicità, anche mio marito é un uomo alto e longilineo. Adrien mi sembra bellissimo. Ma sarà vero o mi pare?

Aprendo la porta di casa rifletto su quanto è strano esserci ritrovati nel giro di quindici giorni. Corinne, la mia amica psicoanalista, direbbe che nulla succede per caso, che quando due persone si incrociano è perché si cercano, ma io non riesco a trovare spiegazione a questa amicizia nascente. Servo il the. Sediamo sul divano. Lo guardo e vorrei affondare la mia bocca nella sua, saltargli addosso. Invece dico semplicemente.
- Da che parte abiti?
- Vicino l’università.
- Con chi?
- Divido un appartamento con altri tre studenti.
- Imbarazzata oso:
- Hai una ragazza?
- Si.
Ci rimango male e mi do della cretina. Perché mai uno così giovane e carino dovrebbe essere solo?
- Sei innamorato della tua fidanzata?
- Si.
- Ci vai d’accordo?
- Si.
- M’innervosisco.
- Dici sempre si?
Adrien scoppia in una risata:
- E che devo dire?
Ha ragione, in preda all’emozione divento imbecille. Mi chiedo perché sia venuto alla presentazione del libro, sapendo bene che uno studente modello ama queste cose. Lui mi soppesa con lo sguardo e io arrossisco.

I più grandi seduttori del diciottesimo secolo vivevano soli – dice Adrien – capita anche oggi…
I libertini spesso facevano una brutta fine: Casanova è stato rinchiuso ai Piombi e anche il marchese de Sade è andato in galera per colpa di sua suocera che non lo sopportava…
- Questo conferma la scelta di non mettere su famiglia.
Mi scappa un sorriso che presto, al pensiero di mio marito, si spegne. Non oserò mettere le mani addosso ad un allievo di Charles, del resto non l’ho fatto con nessuno, sono una donna timida, ma, per fortuna, non ho avuto mai bisogno di prendere l’iniziativa. Non che io sia una bellezza, però qualcosa deve esserci in me che attira un uomo se, anche adesso che non sono più una ragazza, mi accorgo degli sguardi maschili persino quando vado al supermercato senza trucco. La conversazione è l’unica seduzione che io e Adrien ci permettiamo, indugiare nel raccontarci le peripezie erotiche della Parigi del secolo diciottesimo significa avere un inconscio bisogno di fondere i nostri corpi. Almeno io senz’altro, di Adrien non saprei dire. Certo portarsi a letto la moglie del professore che più lo ama credo sia un tabù anche per lui.

L’attrazione all’inizio è legata al caso, alla situazione del momento, può nascere o morire per un’inezia. Per quanto io lo desideri, se Adrien non farà il primo passo il mio amore resterà platonico: mi faccio dare ancora del lei, non mi permetto di abbattere alcuna distanza. Il fuoco del mio desiderio è soffocato dal mantello delle inibizioni, anche se guardando le sue labbra  non riesco più a seguirlo, perché non mi basta questa conversazione intellettuale, anelo al corpo, alla fusione totale. Vorrei essere folle come una grande libertina, nella Parigi dell’ancien regime, quando gli incesti tra padre e figlia erano all’ordine del giorno e i ministri del re andavano a letto con le sorelle, vorrei percorrere il suo orecchio e il collo con la mia lingua, aprirgli la camicia, slacciargli i jeans, farmi inchiodare a letto, perduta come Maddalena. (continua).

lunedì 12 maggio 2014

Perle d'agosto

Renoir - Bagnante che si pettina
di Falconiere DelBosco

Neli scruta il cielo tempestato di puntini luminosi; la finestra aperta della camera da letto fa da cornice alla notte di San Lorenzo di un afoso sabato sera.
– Eccola. Stella cadente cospargi di polvere magica le persone che dormono in questa casa stanotte perchè si amino per sempre.
 La giovane donna chiude gli occhi, trattiene qualche istante il respiro e si abbandona al sonno nella casa dei genitori.

giovedì 8 maggio 2014

di Blowing in the wind

Miniature  (ISTANTI D’AMORE)
Non mostro gli occhi
a chi non vuol guardare,
cesello con la vista i miei mosaici
e ne compongo preziose miniature. (bitw. Diritti riservati)

Ti amo quando sei lì, muta, col capo basso

Ti amo quando sei lì, muta, col capo basso tra le spalle magre, come se raccogliessi tutte le tue forze per regalarmi l’anima che si espande. Attendi silenziosa e misuri tutti i miei gesti. Ti afferro il viso e ti guardo dentro mentre le tue mani sono abbandonate, aspetti solo che io ti scaldi, conosco questa calma che assapora l’attimo prima della gioia. Adoro l’attimo contemplativo, le tue pacate attese, tradite solo dalla luce che brilla nei tuoi occhi. Vorrei inebriarmi della tua dolcezza e assaporare subito il tuo ventre, ma prima voglio perdermi e aspettare mentre tu li chiudi per gustare questo momento che mi cresce dentro. Ora reclini piano il collo come se fossi agnello da immolare e io ho solo labbra che ti mangiano e lingua calda per assaporarlo. Vedo le scosse che ti procuro, la pelle tua che al mio tocco s’increspa e la schiena curva per offrirti si allunga ed espande il tuo bacino virgineo.
Ora sei in piedi, timida ma slanciata come una statua, mi sei davanti e io posso ammirarti, adorarti, odorarti. La veste bianca e leggera casca ai piedi offrendomi solo la tua pelle rosa. Dio quanto sei bella! Affondo il viso sul tuo pelo caldo e con la lingua frugo dentro, scandaglio la carne e mordo quelle labbra mentre mi afferri fremente per la testa. Io sono qui e bevo la tua anima, mentre gronda d’amore e lacrima il tuo sesso. Mi afferro alle  gambe lisce che si contraggono e a tratti si aprono per ricevermi meglio e con le mani cerco i tuoi glutei vibranti e sodi dove affondo il dito e ti penetro.
Ora implori e dici che mi vuoi, ma io aspetto. Ho nella mano il mio membro che ti sovrasta e urla la sua voglia. Lo struscio piano lungo le gambe, tu ti divincoli e ti accucci a me per accostarci con amore le guance e poi le labbra e con piccoli morsi mi dici silenziosa la tua fame. Come sei bella mentre lo assapori, come impazzisco mentre te ne sfami con devozione, con dolcezza e rabbia! Inarco la schiena, trafitto dal piacere e ti raccolgo i capelli in alto con una mano, per non perdere mai di vista i tuoi occhi. Ecco, adesso la vita pulsa dalla mia anima: io ti inondo e i tuoi pensieri e le tue labbra, ora, si bagnano di me.

Blowing in the wind – Diritti riservati
  

lunedì 5 maggio 2014

Stasera siamo a casa di un amico

Menage a trois di Alexander Von Fackl Barockart
di MooN

La pioggia comincia a cadere all’improvviso, le nuvole hanno coperto il cielo nel giro di pochi minuti e il temporale ha occupato lo spazio intorno a me. Roma è semideserta, in questa afosa serata di fine agosto.
Il vuoto nella mente mi ricorda il mio dolore, e non pensare a lui è impossibile. La voce di Perla mi risuona nelle orecchie: “Stasera siamo a casa di un mio amico”. Ho accettato l’invito senza neppure ragionare. Forse avrei dovuto portare una bottiglia di vino. È facile trovare il numero 27. Parcheggio. Non ho l’ombrello e nel tragitto fino al portone la pioggia mi raggiunge la pelle, inzuppando gli abiti. Suono al citofono senza nome. Una calda voce maschile mi accoglie e chiamandomi col mio nome mi invita a salire al settimo piano. Mi sforzo di sorridere quando Roberto mi apre la porta. Lui è scalzo, camiciola e bermuda, rilassato. Mi dà un bacio sulla guancia, commenta i miei abiti che gocciolano sulla moquette. Perla è semisdraiata sul divano, l’abitino a fiori con la lampo un po’ slacciata fa intravedere la sua perle color latte. Mi sorride maliziosa e capisco: mi ha attirata in una trappola.
Le parole di Roberto mi arrivano ovattate, sarà anche perché mi offre da bere non so cosa. Si siede accanto a me, Perla si alza e si allontana. Lui è un uomo sulla settantina, e il fatto che cominci ad accarezzarmi il collo mi crea un senso di repulsione, ma allo stesso tempo mi eccita.
Mi parla di eros, mi fa domande sempre più incessanti, alle quali non riesco a sottrarmi. Rispondo, lo sto eccitando. Mi bacia, e la sua mano si insinua tra le mie cosce. So di piacere, so di piacergli, e godo della sua eccitazione, mentre in realtà vorrei essere lontano da quel salotto elegante, lontano da quell’uomo che ora si inginocchia davanti a me e mi esplora sempre più avido.
Perla torna sorridente con un accappatoio in mano, è riuscita nel suo intento, ha appagato la sete di sesso del suo compagno, portandogli una preda succulenta. Mi comincia a spogliare, gettando gonna e camicetta a terra, e si sfila il vestito rimanendo nuda. Mi accarezza guardandomi sorridente. Io mi lascio andare a quel tocco leggero, e provo una voglia irresistibile di baciarla, di toccarla, di esplorarla. Ecco, lui le ordina di salirgli in grembo e lui la penetra davanti a me. Lei gode guardandomi negli occhi, lui continua a toccarmi, e le ordina di accucciarsi davanti a me. È strano vedere questa giovane donna accettare un ruolo passivo, lei così forte, così determinata…mi guarda negli occhi, e comincia a baciarmi tra le gambe che fremono, ormai sono completamente in balia di entrambi.

Lui mi tocca il seno, eccitato, lo lecca, lo succhia, controlla le azioni di Perla, vuole sapere da me cosa provo, vuole che io gli parli, e racconti la mia eccitazione. Voglio baciare Perla, le sfioro le cosce candide, la tocco sempre più insistente e lei cede al piacere che le do. Voglio baciare Perla e la faccio sdraiare. Lei si lamenta, piccoli gridolini, e mentre gode guarda lui, come per avere conferma di fare proprio quello che desidera, schiava di un padrone esigente, schiava del piacere che le sto regalando. Si alza e mi guida verso Roberto, supino. Non riesco a sottrarmi a quei gesti, a quella regia che sembra collaudata, come se entrambi avessero provato e riprovato quella sequenza di movimenti. Chiudo gli occhi e mi lascio andare al mio ruolo di balocco in carne ed ossa.

lunedì 28 aprile 2014

Muriel e Adrien. (I)

di Béatrice  Alaix

Il cielo di Parigi è spesso grigio, anche a primavera, ma  adoro i colori della mia città e sempre mi appare luminosa. Oggi guardando sopra i tetti la volta perlacea, ho immaginato che un angelo custode mi vedesse di lassù e ho pregato perché aiuti Charles. 
Mi chiamo Muriel e Charles, professore alla Sorbona, è mio marito. Lui si sta avvicinando ai sessantacinque e il suo cuore negli ultimi tempi gli ha creato dei problemi: entrato in ospedale la scorsa settimana, non so quando torni a casa. Io ho vent’anni in meno, ero una sua allieva: siamo sposati da tanto e non l’ho mai tradito, o quasi. Passionale come sono, se accadesse, avrei paura delle conseguenze. Guardo l’orologio impaziente, chiedendomi se lo studente che aspetto tarderà, visto che ho appuntamento con un’amica. Finalmente suonano. È Adrien, uno dei migliori allievi di Charles, venuto a consegnare una tesina che dovrò portare a mio marito. Non l’ho mai visto prima. Apro e rimango di stucco: longilineo e spettinato si regge il naso premendovi un fazzoletto sporco di sangue.
- Cosa è successo?
Lui entra.
- Mi scusi…   un’emorragia, all’improvviso.
Lo guido al bagno.
- Ti prendo del ghiaccio…
Torna in soggiorno e siede sul divano, la testa rovesciata all’indietro. Gli metto un cubetto sulla fronte, notando il guizzo d’una vena azzurra. Sono estatica di fronte alla sua pelle serica,  gli occhi e i capelli corvini, chiedendomi perché sia così diafano e magro.  Penso che Adrien sia bellissimo, un frutto proibito di  poco più di vent’anni. Incrociando il suo sguardo mi sento turbata e  mi do della scema.
- Perdi spesso sangue dal naso?
- Qualche volta.
- Ti sei fatto vedere da un medico?
- Non è niente – sorride mostrando la chiostra perfetta dei denti – suo marito quando esce dall’ospedale?
- Purtroppo non lo so.
- Mi spiace… - depone sul tavolo un manoscritto –  ecco, questo è il plico… ora vado.
Non so quale impulso mi scatti a trattenerlo, quasi senza accorgermene gli propongo:
- Aspetta di star meglio… vuoi della coca-cola?
- La coca cola non ferma il sangue dal naso… - ride impertinente, sento che mi osserva oltre i vestiti, abbasso lo sguardo. Ha un’aria complice, mentre accetta la mia offerta.
Averlo soccorso ha creato improvvisa intimità tra noi. Sono sconvolta perché provo tenerezza verso questo sconosciuto e, pur convinta che potrebbe essere mio figlio, l’ho pensato in orizzontale sopra di me. Non so più quando ho sentito un’attrazione fisica tanto tumultuosa, forse a sedici anni, in ogni caso pochissime volte. Non è successo nemmeno con Charles, che pure ho amato e amo: sapendolo in ospedale mi sono scoperta in colpa nel momento in cui ho accompagnato Adrien alla porta. Non c’era stato nulla tra noi, ma il divano sul quale siamo stati seduti a parlare per un’ora e mezza, mi è apparso inspiegabilmente identico a un letto sfatto. Mi sciacquo il viso, rassicurata dall’idea che non lo vedrò mai più.
Qualche giorno dopo, annusando nell’aria la primavera, vado a far spese in boulevard des Capucines, in un grande negozio di musica, una canzone mi riporta alla mente Adrien.  Non poterlo possedere di colpo ha il sapore di una perdita, con stupore mi chiedo perché e cosa, contro la mia volontà, stia accadendo. Sono vittima di ciò che chiamano colpo di fulmine e sono pazza: un invisibile proiettile emotivo mi ha trapassato il cuore, ha scompigliato gli ormoni. Adesso,  uno stand più in la del mio,  la nuca di un ragazzo che gli somiglia, mi fa balenare la visione di me stessa inginocchiata sul grembo di Adrien, il suo membro turgido fra le labbra. Nel medio evo sarei stata mandata al rogo, sorrido rigirando tra le mani un CD intitolato “The witch”. Eppure, con certezza, so che non è un desiderio carnale, é molto di più.  Mi intriga proprio perché é il migliore allievo di mio marito – ma al di là del triangolo perfetto, simbolicamente incestuoso, al di là dell’oltraggio  a un partner e ad una istituzione –  la nostra  conversazione su Rimbaud e  Verlaine era seduttiva: mi ha affascinato il suo modo di analizzare il rapporto erotico tra i due uomini, l’acume delle sue osservazioni. La sensualità nasce nel cervello e se viene dalla poesia è pericolosissima. Per fortuna un pensiero mi frena riportandomi con i piedi per terra:  non posso e non devo interessarmi a lui,  sono sposata ed è troppo giovane. Agli uomini accade, ad una donna no, ma è comprensibile, perché un maschio figlia sino a tarda età. Sono sicura che Adrien mi abbia dimenticata, alla sua età cupido mi lanciava frecce ventiquattro volte al giorno. La notte però mi sono masturbata immaginandolo sopra e dentro di me, il mio ventre piatto, la mia vulva nuda, perfettamente depilata, lo reclamavano visceralmente: ho massaggiato il clitoride finché il piacere è arrivato a ondate e, sognando, i miei singulti quasi si sono trasformati in pianto  (continua).