Renoir - Bagnante che si pettina |
di Falconiere DelBosco
Neli scruta il cielo tempestato di puntini luminosi; la finestra aperta
della camera da letto fa da cornice alla notte di San Lorenzo di un afoso
sabato sera.
– Eccola. Stella cadente cospargi di polvere magica le persone che
dormono in questa casa stanotte perchè si amino per sempre.
La giovane donna chiude gli
occhi, trattiene qualche istante il respiro e si abbandona al sonno nella casa
dei genitori.
È incinta del suo primo figlio, ottavo mese, ha paura a stare a casa da
sola; al marito che è a un banchetto di nozze e tornerà sicuramente tardi ha
fatto alcune raccomandazioni prima di partire:
«Ti lascio aperta la porta sul
retro, quando arrivi fai piano, infilati nel letto vuoto di mia sorella, non
svegliarmi e occhio a non fare lo scemo con tutte le donne se andate a ballare
dopo la cena».
– Certo! che voglia di ballare con questo caldo.
Stefano dopo il caffè saluta tutti e nell'umidità dell'aria del lago
scivola in macchina per raggiungere la casa dei suoceri.
Tutto tace in campagna, silenzio piatto; le foglie del ciliegio e del
fico sono immobili. Sulla soglia di casa sfila le scarpe; l'effetto dello
spumante e dell'ammazzacaffe rendono ridicola la sua ombra proiettata sul muro
dalla luna, cammina come un ladro, le punte dei piedi sembrano forchette che
punzecchiano quei maledetti ravioli alla ricotta e erba cipollina che il suo
stomaco sta ancora rimescolando come malta nella betoniera. Entra in casa.
Dormono tutti. Lungo il tragitto dal corridoio alla camera si libera degli
indumenti abbandonandoli in disordine silenzioso e si allunga sul letto in
mutande e canottiera.
Non riesce ad addormentarsi, ha caldo, suda, le zanzare lo tormentano,
suo suocero russa nella camera adiacente e ad ogni mezz'ora il maledetto
uccello di legno salta fuori dalla casetta appesa alla parete della cucina e
canta il suo cucù; ne ha sentiti dodici tutti insieme e poi tanti quanto di
volta in volta le lancette delle ore han segnato sul quadrante.
– Una notte di merda. Va beh, dormirò domani pomeriggio.
Un leggero movimento ondulatorio provocato dal respiro sottolinea la
figura ordinata e composta della moglie che perfettamente a bolla nel suo
lettino di ragazza appare come una duna lisciata dal vento del deserto.
Il giovanotto rimugina i discorsi della serata; il tema dominante per
tutto il banchetto è stato il sesso, sesso e solo sesso, non c'è stato verso di
far cambiare argomento alla tavolata dei colleghi di lavoro, maschi e femmine.
«Come lo fai? Quante volte? Quando? Hai mai tradito?»
Quando è toccato a lui rispondere ha cercato di schivare le domande
imbarazzanti ma quando si sono fatte più pressanti, arrossendo ha rilasciato
una laconica risposta:
– Mia moglie è stata l'unica mia
donna, non ho avuto altre esperienze, siamo sposati da poco, l'amo molto,
aspettiamo un bambino dopo una difficile gravidanza in cui ho dovuto rispettare
il suo corpo, potete immaginare quanto mi sia costato e mi costi. Vi spiace se
lasciamo perdere, no scusate continuate pure, per me si è fatto tardi, torno da
lei, siamo in stato dall'erta, è il nostro primo figlio, vado a congedarmi
dagli sposi,vi auguro una calda, calda, caldissima nottata. Ciao a tutti e
grazie della compagnia.
L'alcool bevuto non è evaporato del tutto, si toglie la canottiera; i
discorsi del pasto gli bombardano la mente; una sorta di mulinello come un
gorgo nel fiume lo attira nel suo centro e lo inghiotte in uno stato di
eccitazione continua, non riesce a sottrarsi ai pensieri vergognosi che
attorcigliandosi intorno alle braccia e alle gambe raggiungono la parte più
sensibile e interessata in apnea nelle mutande quindi le toglie e le lascia
cadere accanto al letto.
Qualcuno è in bagno. Poco dopo sulla soglia appare la figura della
suocera che dopo aver raccolto giacca, cravatta, camicia e calzoni sparsi come
le briciole di Pollicino dal genero si ferma sulla porta a controllare il sonno
della figlia.
La luce della luna elimina ogni profondità e assorbe ogni tono troppo
vivo; la trasparenza della sottoveste, unico indumento, mostra le forme di
Anita; il corpo della donna persiste nella sua grazia; è l'immagine della
figlia con qualche chilo in più ma altrettanto desiderabile.
La raccolta di calzini, canottiera e mutande la conducono accanto
all'altro letto dove riesce a distinguere l'oscuro oggetto del desiderio; cerca
di distogliere lo sguardo ma torna continuamente lì. Istanti piacevoli,
piacevoli anche per lui.
Il giovane uomo stilla sudore da tutti i pori, fa un lungo respiro e si
gira sulla schiena, lei lentamente va alla finestra, accosta le ante e tornata
in camera sua si corica accanto al marito che imperturbabile procede nel suo
ronf ronf; le sarà difficile riprendere il sonno.
All'alba, le molle del letto fanno uno scatto, qualcuno apre la porta
della camera e quella che dà
all'esterno.
Come ogni domenica mattina il suocero approfitta del fresco per fare la
pulizia alle conigliere; meticoloso com'è ci metterà un'ora e più.
Anche Stefano abbandona il suo giaciglio, ha deciso di salire in
soffitta per curiosare tra oggetti, carte, libri e giocattoli accumulati lì nel
tempo, infila i calzoncini corti in tela del pigiama e sgattaiola nel
sottotetto.
Si perde per un po’ a fantasticare e costruire un passato che non gli
appartiene poi va alla piccola finestra che guarda la campagna circostante; il
mais alto oltre due metri è una muraglia verde che protegge la casa, l'orto, il
serraglio degli animali e il prato appena rasato.
C'è qualcun altro sveglio a prendersi il fresco: sulla sdraio a righe
rosse gialle e verdi la suocera osserva l'andirivieni tranquillo e flemmatico del marito. La luce
del mattino annienta la trasparenza della sottana e mette in risalto la pelle
di muschio, le bianche colline del petto, le cosce bianche, la rosa scura del
pube.
Quando il suocero sbriga i lavori di cortile nella bella stagione si
toglie tutti gli indumenti e indossa solo un paio di calzoncini corti per stare
a proprio agio. Dopo aver portato la lettiera sporca nel letamaio ed averla
sostituita con quella nuova, Gianni versa dell'acqua negli appositi barattoli
in alluminio e con il fieno fa delle minifascine larghe un palmo che appende in
vari punti nelle gabbie, toglie da una vecchia madia qualche pezzo di pane
secco e lo butta alle coniglie che hanno i piccoli da allattare, dà un colpo di
scopa tutto attorno e terminato il
lavoro chiude il serraglio.
Tutto sudato, si avvicina alla fontanella, lava le gambe, le braccia, le
ascelle, il petto. La moglie gli è già accanto con l'asciugamani in spalla, gli
lava la schiena, poi comincia ad asciugarlo, tampona delicatamente il dorso e
il torso, con le dita della mano sinistra comincia a disegnargli spirali sulle
aureole brune del petto.
Lui la guarda, i suoi occhi si abbassano sul taglio del seno che
ondeggia lentamente, la prende per i fianchi e se la trascina contro il corpo,
le sue lunghe braccia l'avvolgono e la stringono come le spire di un pitone,
avvicina la bocca a quella di lei, la vorrebbe ingoiare dal desiderio, la bacia
ardentemente; con la mano sinistra
prende la mano di lei e se la infila nei calzoncini: l'invasione possente della
voglia ha forgiato un'arma incandescente.
La mano destra si insinua sotto la seta, accarezza le coppe del latte,
poi scende verso il basso, le dita indugiano sui bordi del solco umido per
aprire il varco all'accoglienza del seme che penetrerà come un sasso scagliato
dalla fionda turgida.
Gli occhi negli occhi. C'è un tavolo da giardino sotto il ciliegio,
camminando a piedi nudi sull'erba bagnata dalla rugiada lo raggiungono,
velocemente lui si libera dell'unico
indumento ed alza la sottana della moglie mostrando alla luce le cosce lisce,
morbide e fresche.
Il corpo selvaggio del maschio è asciutto, non ha un filo di grasso, i
tendini come corde tirano i muscoli che pompano con energia, comincia a scavare
energicamente qualche colpo; la posizione non è una delle migliori, lei lo
allontana e si gira di schiena, riprendono la corsa, sono di nuovo una cosa
sola, i respiri aumentano di intensità, la gola diventa sempre più secca, la
sete di piacere ha un ansia senza limite.
Stefano si lascia trasportare in quell'amplesso e dal suo rifugio si
sente partecipe, ogni colpo sembra partire dalle sue reni, -Vai! Vai! Vai! - e
quando il suocero si abbandona ad arco
delicatamente sulla schiena della moglie, anche lui sente sgranare le
proprie perle.
L'hanno fatto insieme, hanno goduto in tre.
La carne soddisfatta e l'amore corrisposto, sospesi in una bolla di
intimità si bisbigliano le loro tenerezze; allungando le braccia all'indietro
lei abbraccia i fianchi del marito -ancora un attimo- ruota la testa sulla
spalla per un altro bacio, la sottana scivola sulle gambe; lui alza il capo
verso il cielo per un lungo respiro e incontra lo sguardo del genero ancora
frastornato dall'esplosione tra le gambe, appoggia la mano sulla spalla della
moglie indicandole la figura affacciata all'abbaino della soffitta.
Sei occhi fanno il girotondo, la donna mette una mano alla bocca, l'uomo
accanto a lei allarga le braccia con le palme
rivolte verso il cielo come per dire – Oramai
quel che è fatto è fatto.
Dall'alto il genero sporge la mano destra con il pollice alzato verso
l'alto per un “mi piace” poi sparisce dalla visuale.
Scende al primo piano, entra in bagno, si libera dei calzoncini corti
del pigiama bagnati del suo seme, e all'immagine riflessa nello specchio
mormora:
– È una cosa straordinaria il sesso, così in
natura è ancora più bello. Tra qualche mese riprenderò con Neli questa
piacevole attività, spero proprio di arrivare alla loro età e godermela allo
stesso modo, senza inibizioni. Bravi! Come mi sono piaciuti questi due.
Sua moglie dorme ancora,
silenziosamente entra nella camera
e mentre la sta a guardare con
dolcezza si sofferma a pensare che da atti come quello appena visto è nata lei
e nascerà il loro figlio. Si infila mutande e canottiera e abbandonandosi sul
letto si addormenta col sorriso sulle labbra.
Lo sveglia un rumore di stoviglie, la suocera sta preparando la
colazione.
– Devo andare di là a risolvere questa situazione imbarazzante.
Gianni è seduto al tavolo con
davanti la scodella del latte bollente,
lo guarda, sorride e gli fa il cenno verso la moglie che girata di
schiena chiede:
– Vuoi il thé Stefano?
– Va bene, grazie!
Si siede, apre il barattolo dei biscotti, mette due cucchiaini di
zucchero nella scodella, spreme il succo di limone e dice schiarendo la voce:
– Non avrei dovuto, ma mi ha fatto piacere starvi a guardare, ero
convinto che arrivati a una certa età non si facesse più all'amore tra coniugi,
che sciocco, avete ancora un'energia che fa invidia e mi fa pensare che c'è né
ancora molto da fare per voi e per me.
Lei si volta, è serena, quelle
parole in qualche modo hanno sciolto la tensione, l'imbarazzo e la
vergogna, gli appoggia una mano sulla spalla:
– Ti chiedo un grosso favore, non raccontarlo a Neli.
– Nessun problema, avete ragione, la teniamo tra noi questa cosa, sarà
il nostro piccolo segreto, voi comunque continuate a farlo che a me fa molto
piacere sapervi in attività nel tempo–.
Il suocero con evidente segno di soddisfazione gli dà un colpetto col
piede sotto al tavolo e gli fa l'occhiolino.
Stefano fa scivolare sul tavolo il contenitore di latta:
– Prendi, dai che lo so che ti piace pucciare il biscotto.
Teresa appoggia la teiera davanti al genero e gli dà uno scappellotto
sul coppino:
– Zitti, muti come pesci – poi gli sussurra all'orecchio:
– Dopo portami il pigiama che te le lavo.
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