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lunedì 12 maggio 2014

Perle d'agosto

Renoir - Bagnante che si pettina
di Falconiere DelBosco

Neli scruta il cielo tempestato di puntini luminosi; la finestra aperta della camera da letto fa da cornice alla notte di San Lorenzo di un afoso sabato sera.
– Eccola. Stella cadente cospargi di polvere magica le persone che dormono in questa casa stanotte perchè si amino per sempre.
 La giovane donna chiude gli occhi, trattiene qualche istante il respiro e si abbandona al sonno nella casa dei genitori.

È incinta del suo primo figlio, ottavo mese, ha paura a stare a casa da sola; al marito che è a un banchetto di nozze e tornerà sicuramente tardi ha fatto alcune raccomandazioni prima di partire:
 «Ti lascio aperta la porta sul retro, quando arrivi fai piano, infilati nel letto vuoto di mia sorella, non svegliarmi e occhio a non fare lo scemo con tutte le donne se andate a ballare dopo la cena».
– Certo! che voglia di ballare con questo caldo.
Stefano dopo il caffè saluta tutti e nell'umidità dell'aria del lago scivola in macchina per raggiungere la casa dei suoceri.
Tutto tace in campagna, silenzio piatto; le foglie del ciliegio e del fico sono immobili. Sulla soglia di casa sfila le scarpe; l'effetto dello spumante e dell'ammazzacaffe rendono ridicola la sua ombra proiettata sul muro dalla luna, cammina come un ladro, le punte dei piedi sembrano forchette che punzecchiano quei maledetti ravioli alla ricotta e erba cipollina che il suo stomaco sta ancora rimescolando come malta nella betoniera. Entra in casa. Dormono tutti. Lungo il tragitto dal corridoio alla camera si libera degli indumenti abbandonandoli in disordine silenzioso e si allunga sul letto in mutande e canottiera.
Non riesce ad addormentarsi, ha caldo, suda, le zanzare lo tormentano, suo suocero russa nella camera adiacente e ad ogni mezz'ora il maledetto uccello di legno salta fuori dalla casetta appesa alla parete della cucina e canta il suo cucù; ne ha sentiti dodici tutti insieme e poi tanti quanto di volta in volta le lancette delle ore han segnato sul quadrante.
– Una notte di merda. Va beh, dormirò domani pomeriggio.
Un leggero movimento ondulatorio provocato dal respiro sottolinea la figura ordinata e composta della moglie che perfettamente a bolla nel suo lettino di ragazza appare come una duna lisciata dal vento del deserto.
Il giovanotto rimugina i discorsi della serata; il tema dominante per tutto il banchetto è stato il sesso, sesso e solo sesso, non c'è stato verso di far cambiare argomento alla tavolata dei colleghi di lavoro, maschi e femmine.
«Come lo fai? Quante volte? Quando? Hai mai tradito?»
Quando è toccato a lui rispondere ha cercato di schivare le domande imbarazzanti ma quando si sono fatte più pressanti, arrossendo ha rilasciato una laconica risposta:
 – Mia moglie è stata l'unica mia donna, non ho avuto altre esperienze, siamo sposati da poco, l'amo molto, aspettiamo un bambino dopo una difficile gravidanza in cui ho dovuto rispettare il suo corpo, potete immaginare quanto mi sia costato e mi costi. Vi spiace se lasciamo perdere, no scusate continuate pure, per me si è fatto tardi, torno da lei, siamo in stato dall'erta, è il nostro primo figlio, vado a congedarmi dagli sposi,vi auguro una calda, calda, caldissima nottata. Ciao a tutti e grazie della compagnia.
L'alcool bevuto non è evaporato del tutto, si toglie la canottiera; i discorsi del pasto gli bombardano la mente; una sorta di mulinello come un gorgo nel fiume lo attira nel suo centro e lo inghiotte in uno stato di eccitazione continua, non riesce a sottrarsi ai pensieri vergognosi che attorcigliandosi intorno alle braccia e alle gambe raggiungono la parte più sensibile e interessata in apnea nelle mutande quindi le toglie e le lascia cadere accanto al letto.
Qualcuno è in bagno. Poco dopo sulla soglia appare la figura della suocera che dopo aver raccolto giacca, cravatta, camicia e calzoni sparsi come le briciole di Pollicino dal genero si ferma sulla porta a controllare il sonno della figlia.
La luce della luna elimina ogni profondità e assorbe ogni tono troppo vivo; la trasparenza della sottoveste, unico indumento, mostra le forme di Anita; il corpo della donna persiste nella sua grazia; è l'immagine della figlia con qualche chilo in più ma altrettanto desiderabile. 
La raccolta di calzini, canottiera e mutande la conducono accanto all'altro letto dove riesce a distinguere l'oscuro oggetto del desiderio; cerca di distogliere lo sguardo ma torna continuamente lì. Istanti piacevoli, piacevoli anche per lui.
Il giovane uomo stilla sudore da tutti i pori, fa un lungo respiro e si gira sulla schiena, lei lentamente va alla finestra, accosta le ante e tornata in camera sua si corica accanto al marito che imperturbabile procede nel suo ronf ronf; le sarà difficile riprendere il sonno.
All'alba, le molle del letto fanno uno scatto, qualcuno apre la porta della camera e  quella che dà all'esterno.
Come ogni domenica mattina il suocero approfitta del fresco per fare la pulizia alle conigliere; meticoloso com'è ci metterà un'ora e più.
Anche Stefano abbandona il suo giaciglio, ha deciso di salire in soffitta per curiosare tra oggetti, carte, libri e giocattoli accumulati lì nel tempo, infila i calzoncini corti in tela del pigiama e sgattaiola nel sottotetto.
Si perde per un po’ a fantasticare e costruire un passato che non gli appartiene poi va alla piccola finestra che guarda la campagna circostante; il mais alto oltre due metri è una muraglia verde che protegge la casa, l'orto, il serraglio degli animali e il prato appena rasato.
C'è qualcun altro sveglio a prendersi il fresco: sulla sdraio a righe rosse gialle e verdi la suocera osserva l'andirivieni  tranquillo e flemmatico del marito. La luce del mattino annienta la trasparenza della sottana e mette in risalto la pelle di muschio, le bianche colline del petto, le cosce bianche, la rosa scura del pube.
Quando il suocero sbriga i lavori di cortile nella bella stagione si toglie tutti gli indumenti e indossa solo un paio di calzoncini corti per stare a proprio agio. Dopo aver portato la lettiera sporca nel letamaio ed averla sostituita con quella nuova, Gianni versa dell'acqua negli appositi barattoli in alluminio e con il fieno fa delle minifascine larghe un palmo che appende in vari punti nelle gabbie, toglie da una vecchia madia qualche pezzo di pane secco e lo butta alle coniglie che hanno i piccoli da allattare, dà un colpo di scopa tutto attorno e  terminato il lavoro chiude il serraglio.
Tutto sudato, si avvicina alla fontanella, lava le gambe, le braccia, le ascelle, il petto. La moglie gli è già accanto con l'asciugamani in spalla, gli lava la schiena, poi comincia ad asciugarlo, tampona delicatamente il dorso e il torso, con le dita della mano sinistra comincia a disegnargli spirali sulle aureole brune del petto.
Lui la guarda, i suoi occhi si abbassano sul taglio del seno che ondeggia lentamente, la prende per i fianchi e se la trascina contro il corpo, le sue lunghe braccia l'avvolgono e la stringono come le spire di un pitone, avvicina la bocca a quella di lei, la vorrebbe ingoiare dal desiderio, la bacia ardentemente; con la mano  sinistra prende la mano di lei e se la infila nei calzoncini: l'invasione possente della voglia ha forgiato un'arma incandescente.
La mano destra si insinua sotto la seta, accarezza le coppe del latte, poi scende verso il basso, le dita indugiano sui bordi del solco umido per aprire il varco all'accoglienza del seme che penetrerà come un sasso scagliato dalla fionda turgida.
Gli occhi negli occhi. C'è un tavolo da giardino sotto il ciliegio, camminando a piedi nudi sull'erba bagnata dalla rugiada lo raggiungono, velocemente lui si  libera dell'unico indumento ed alza la sottana della moglie mostrando alla luce le cosce lisce, morbide e fresche.
Il corpo selvaggio del maschio è asciutto, non ha un filo di grasso, i tendini come corde tirano i muscoli che pompano con energia, comincia a scavare energicamente qualche colpo; la posizione non è una delle migliori, lei lo allontana e si gira di schiena, riprendono la corsa, sono di nuovo una cosa sola, i respiri aumentano di intensità, la gola diventa sempre più secca, la sete di piacere ha un ansia senza limite. 
Stefano si lascia trasportare in quell'amplesso e dal suo rifugio si sente partecipe, ogni colpo sembra partire dalle sue reni, -Vai! Vai! Vai! - e quando il suocero si abbandona ad arco   delicatamente sulla schiena della moglie, anche lui sente sgranare le proprie perle.
L'hanno fatto insieme, hanno goduto in tre.
La carne soddisfatta e l'amore corrisposto, sospesi in una bolla di intimità si bisbigliano le loro tenerezze; allungando le braccia all'indietro lei abbraccia i fianchi del marito -ancora un attimo- ruota la testa sulla spalla per un altro bacio, la sottana scivola sulle gambe; lui alza il capo verso il cielo per un lungo respiro e incontra lo sguardo del genero ancora frastornato dall'esplosione tra le gambe, appoggia la mano sulla spalla della moglie indicandole la figura affacciata all'abbaino della soffitta.
Sei occhi fanno il girotondo, la donna mette una mano alla bocca, l'uomo accanto a lei allarga le braccia con le palme  rivolte verso il cielo come per dire  –  Oramai quel che è fatto è fatto. 
Dall'alto il genero sporge la mano destra con il pollice alzato verso l'alto per un “mi piace” poi sparisce dalla visuale.
Scende al primo piano, entra in bagno, si libera dei calzoncini corti del pigiama bagnati del suo seme, e all'immagine riflessa nello specchio mormora:
–  È  una cosa straordinaria il sesso, così in natura è ancora più bello. Tra qualche mese riprenderò con Neli questa piacevole attività, spero proprio di arrivare alla loro età e godermela allo stesso modo, senza inibizioni. Bravi! Come mi sono piaciuti questi due.
 Sua moglie dorme ancora, silenziosamente entra nella camera   e  mentre la sta a guardare con dolcezza si sofferma a pensare che da atti come quello appena visto è nata lei e nascerà il loro figlio. Si infila mutande e canottiera e abbandonandosi sul letto si addormenta col sorriso sulle labbra.
Lo sveglia un rumore di stoviglie, la suocera sta preparando la colazione.
– Devo andare di là a risolvere questa situazione imbarazzante.
Gianni  è seduto al tavolo con davanti la scodella del latte bollente,  lo guarda, sorride e gli fa il cenno verso la moglie che girata di schiena chiede:
 – Vuoi il thé Stefano?
 – Va bene, grazie!
Si siede, apre il barattolo dei biscotti, mette due cucchiaini di zucchero nella scodella, spreme il succo di limone e dice schiarendo la voce:
– Non avrei dovuto, ma mi ha fatto piacere starvi a guardare, ero convinto che arrivati a una certa età non si facesse più all'amore tra coniugi, che sciocco, avete ancora un'energia che fa invidia e mi fa pensare che c'è né ancora molto da fare per voi e per me.
Lei si volta, è serena, quelle  parole in qualche modo hanno sciolto la tensione, l'imbarazzo e la vergogna, gli appoggia una mano sulla spalla:
– Ti chiedo un grosso favore, non raccontarlo a Neli.
– Nessun problema, avete ragione, la teniamo tra noi questa cosa, sarà il nostro piccolo segreto, voi comunque continuate a farlo che a me fa molto piacere sapervi in attività nel tempo–.
Il suocero con evidente segno di soddisfazione gli dà un colpetto col piede sotto al tavolo e gli fa l'occhiolino. 
Stefano fa scivolare sul tavolo il contenitore di latta:
– Prendi, dai che lo so che ti piace pucciare il biscotto.
Teresa appoggia la teiera davanti al genero e gli dà uno scappellotto sul coppino:
– Zitti, muti come pesci – poi gli sussurra all'orecchio:
– Dopo portami il pigiama che te le lavo.








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