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lunedì 7 marzo 2011

Una Bella Storia

di Bonny

“Ciao”
“Ciao”
È da anni che viviamo nello stesso palazzo e ci incontriamo solo per ritirare la posta o per buttare la spazzatura, ma i nostri dialoghi non sono mai andati oltre il cordiale saluto.
Sei un davvero bel tipo, lo ammetto. Hai un’aria seria ed elegante, la voce calda e profonda e si sente che corsi di dizione hanno quasi cancellato del tutto influenze dialettali, vesti in modo raffinato e curato, sempre impeccabile, e sicuramente sei colto e in carriera. Sì, insomma non alla mia portata.
A volte quando ti incrocio, come ora, cerco di evitare il tuo sguardo diretto: un po’ mi vergogno, mi sono sempre chiesta se hai mai sentito le mie urla mentre mi faccio scopare dallo sfigato di turno.
Ecco io sono così: rumorosa, ma non me ne rendo conto; però mi è stato detto più volte.. faccio rumore quando faccio sesso, quando parlo e anche quando mi muovo, mentre dal tuo appartamento, che è proprio sotto al mio, sento solo silenzio, e a volte, il suono della tua chitarra e tu, che divinamente canti.
Come dicevo non sei alla mia portata, emettiamo anche suoni diversi, evidentemente anche la nostra specie non è la stessa!
Finalmente a casa.
Giornata devastante, e in più il diluvio! E’ mancata la corrente elettrica già un paio di volte.
Urge una doccia bollente.
Mi spoglio buttando tutto alla rinfusa per terra in camera da letto e nuda vado in bagno.
Avvolta da una nuvola di vapore sento che l’acqua calda scivolando su di me irrora corpo e anima..
Ah.. che sollievo, mi sento rinasc…
Cazzo no! Sono al buio, inzuppata da gocce improvvisamente gelide!
E’ saltata ancora la luce.
Alla cieca, provo a uscire dalla doccia cercando il contatore. Lo tocco e.. nooo!
Tutta bagnata, appena lo sfioro fa scintille come fuochi d’artificio e sento una preoccupante puzza di bruciato.
Ho rischiato la vita. Già, ma ora: sana, salva, bagnata, nuda e senza luce, che faccio?
Provo a tornare in bagno e prendo il primo asciugamano che trovo, è piccolo, ma copre lo stretto indispensabile per uscire e andare da Sara, la mia vicina di pianerottolo: lei avrà certamente una torcia da prestarmi..
Esco.
Nelle scale la luce c’è, ma Sara no .E ora? Scendo e l’unico che conosco sei tu.
Provo a suonare.
Sento musica all’interno di casa tua e riprovo a suonare. Musica e nulla. Provo l’ultima volta e poi aspetterò Sara.
Nulla.
Faccio per salire e si apre la porta.
Hai i pantaloni della tuta grigi e una maglietta larga e lunga tipo basket, il bianco candido fa risaltare l’incarnato della tua pelle e il blu del 23 che svetta sul tuo torace è lo stesso dei tuoi occhi.
La tua divisa abituale è composta da abito grigio, camicia bianca e cravatta in tinta e forse questo abbigliamento ti conferisce un aspetto più severo, visto così invece.. sei tu e sei davvero bello.
Mi sorridi e vedi che sono in netta difficoltà e in totale imbarazzo. Mi fai entrare e ti spiego.
A ogni passo lascio le mie orme sul tuo pregiato parquet. So di non essere presentabile: ho l’asciugamano che ora sembra ancora più corto e stretto avvolto addosso, il trucco che colando, sta lasciando segni di guerra indiani sul mio viso e i capelli bagnati che gocciolano.
Ti offri gentilmente di farmi chiamare la compagnia per l’energia elettrica, e intanto ti inginocchi sotto il lavandino in cucina per cercare una torcia.
Mi fai accomodare, ma non accetto.
Insisti, ma no grazie.
Ancora insisti, ma ho detto di no! Ma lo capisci o no che se mi siedo sui tuoi sgabelli il misero pezzo di spugna che mi ricopre assumerà dimensioni inesistenti?
Ah, forse è per quello che ci tieni così tanto a farmi sedere. Ok, sorrido e accetto.
Mi accomodo con non poco imbarazzo, tu sei poco distante, accovacciato a cercare la pila, ma ti giri spesso e mi guardi, e non negli occhi. E intanto parli e guardi, guardi eccome..
Bonny, stai ferma.
No, Bonny.
Bonny, non farlo..
Ok. l’ho fatto.
Lentamente e spudoratamente accavallo le gambe, così puoi vedere meglio ciò che desideravi, no?
Divertita, faccio finta di nulla, mentre tu ancora cerchi e ancora parli, fino a quando mi chiedi se ultimamente mi vedo con qualcuno. Ma che domanda è? Noi non abbiamo una tale confidenza e subito, candidamente rispondo di no.
Quasi con dolcezza, mi dici che lo immaginavi, perché è da un po’ che non senti rumori strani notturni provenire dal mio appartamento.
Ops! Beccata!
Rimango senza parole..
Che vergogna! Lo immaginavo certo, ma non ne avevo la certezza, fino ad ora.. 
Tu cosi fine ed elegante che pensi a me.. in quel modo?
Non riesco quasi a guardarti e tu lo capisci..
Ti alzi porgendomi il telefono portatile e provando a togliermi dallo stato di profondo imbarazzo in cui tu mi hai gettato e con una leggera carezza sulla spalla asserisci che per te non erano rumori fastidiosi, anzi..
Con serenità e soddisfazione poi confessi di esserti eccitato più volte ascoltandomi.
Di certo, questo non migliora la mia situazione già notevolmente compromessa, e capisco che è meglio che io torni nel mio buio appartamento.
Ti dico che ho freddo e scendo dallo sgabello.
Sono nervosa, frettolosamente mi avvio alla porta ma…
Maledetto parquet!
Scalza, con i piedi bagnati scivolo.
D’istinto lascio andare l’asciugamano, cercando un appiglio con le mani di fronte e me.
Mi sento cadere, ma non avverto dolore.
Riapro gli occhi e vedo la porta a pochi millimetri dal mio naso.
Stavolta la vita me l’hai salvata tu!
Sono in punta di piedi, non ho perso l’equilibrio, ma l’asciugamano sì.
Ho il corpo sbilanciato e proteso in avanti e senza la tua presa sicura, a quest’ora avrei il naso incollato alla porta blindata.
Sei dietro di me.
Ho il tuo braccio destro che mi stringe forte il torace e il sinistro intorno alla vita.
Non so che fare.
Un po’ la paura, un po’ l’imbarazzo, un po’ la tua stretta , hanno mandato i battiti del mio cuore a mille.
Appoggio saldamente i piedi per terra e inspiro profondamente.
La tua presa si fa meno forte e la situazione incontrollata.
La tua mano destra, che ora non mi deve più sorreggere, mi sta palpando il seno quasi con la stessa forza che hai usato per evitarmi il volo.
Sono immobile.
Sensazioni forti mi scuotono. Sono preda di terrore, per la caduta evitata, imbarazzo per le tue affermazioni appena sentite ed eccitazione, per le tua mani calde su di me.
In silenzio, immobile, lascio fare.
La tua mano sinistra che era appoggiata al mio ventre ora è scesa molto più in basso, ancora più in basso..
Senza il minimo accorgimento, ti fai largo tra le mie gambe con le tue dita.
Ti lascio fare.
Mi tocchi con ardore tanto da alzarmi quasi da terra.
Ti lascio fare.
Sul mio fondoschiena sento pulsare il tuo membro duro che sembra voglia penetrarmi nonostante i pantaloni, e lo sento grosso..
Ti lascio fare.. anzi no..
Devo liberarmi dalle tue braccia e scappare a casa, devo andare subito..
Ma continuo a lasciarti fare.
Ho le tue dita vogliose tra le gambe e i seni preda dell’altra tua mano, così inizio a strofinare morbidamente il fondoschiena su e giù appoggiandomi a te.
Ti lascio fare e ora confusamente mi piace.
Mi lasci il seno e mi prendi il viso girandolo e mi sussurri all’orecchio che vuoi sentire se faccio tanto rumore anche con te, mi dici che era da mesi che non pensavi ad altro..
Devo andare.
Lasciami andare!
..ma resto..
E ti lascio fare.
Allargo bene le gambe e accolgo tra le natiche il tuo prorompente sesso ancora imprigionato nei pantaloni.
Appoggio i palmi delle mani alla porta, come se mi stessi perquisendo e in effetti lo stai facendo.
Togli all’improvviso dita e mani e io non mi giro, ma aspetto immobile la tua prossima mossa.
Ah..
Un forte gemito asseconda le tue voglie e accende i tuoi desideri.
Ah. Ancora.
Ah.
Sei entrato in me, duro.
Ti muovi, sbatti contro il mio sedere e so che dovrei andare, lo so..
Invece ti lascio fare, mi abbandono, e godo..
E più ti muovi e più godo e senza preoccuparmi del volume dei miei gemiti, ora lo so che ti piace.
Ti aggrappi prima alle tette e poi mi afferri i fianchi e la tua forza aumenta.
Ti sento spingere fino in fondo e poi delicatamente ti togli per penetrarmi ancora. Quando non ti ho dentro mi manchi. Per quei pochi secondi ti cerco e respiro solo quando ti sento sprofondare in me.
Avvicini la bocca al mio orecchio invitandomi a urlare tranquillamente, perché ti piace essere finalmente tu a farmi gridare di piacere.
Voglio che continui..
A malincuore mi sfilo l’oggetto di tanto piacere e nuda mi inginocchio davanti a te per prendertelo in bocca.
E’ bagnato e lecco tutto. Mi appoggi una mano sulla testa e accompagni i miei movimenti.
Lo succhio e ti stringo le mani intorno al fusto cercando di infilarmelo tutto in bocca ma viste le dimensioni mi devo accontentare della cappella.
La presa ai capelli si fa più forte
All’improvviso ti allontani dalle mie labbra e mi fai alzare sempre tenendo salda la tua mano tra i miei capelli.
Ora sono in piedi con in bocca il gusto del tuo cazzo e tra le cosce la sua forma. Con dolcezza, ma senza mollarmi, mi fai chinare per terra, provo a sfiorarti con la lingua, ma me lo impedisci e mi giri.
Sono a quattro zampe per terra e tu sei dietro.
So bene cosa vuoi e ansimando piagnucolo per la tua assenza, e aspetto.
Ti stai masturbando in piedi dicendo che vuoi goderti lo spettacolo. Io inizio a pregarti, non sopporto più il vuoto tra le mie gambe che colano tutta la mia incontenibile voglia.
Sei impassibile e mi guardi..!
Ti voglio!
Scandisco bene le sillabe e mi metto a strillare.
Sento appena la tua voce angelica che fiera mi dice che era proprio quello che volevi: le mie parole, ora finalmente solo per te...
Ho il fiatone per le grida e finalmente tu mi premi!
Ti abbassi su di me e mi pianti una fortissima manata su di una natica, poi un’altra e un’altra ancora. Ad ogni colpo urlo più forte e sento bruciare la pelle sotto le tue mani.
Metto il viso a terra e spingo il sedere più in su ad ogni schiaffo, intanto mi tocco non sazia, infilandomi le dita e leccandole e poi spingendole ancora dentro, mentre tu ti masturbi forte sul mio fondoschiena con una mano e con l’altra mi afferri e mi tiri vicina te.
Non ho appoggi e striscio la faccia sul parquet.
Smetto di toccarmi e senza cambiare posizione con le mani mi tocco le chiappe infuocate per le sberle, me le tocco e me le allargo per bene, invitandoti a nozze.
E’ quello che vuoi no? E allora prenditelo, dai prenditelo ora..
Non so se le ho pronunciate davvero queste parole o se le ho solo pensate, quello che è certo è che tu le hai sentite!
Affondi la tua faccia nel mio sedere bollente e con la lingua inizia a giocarci, la infili piano, poi aggiungi un dito..
Ah..
Poi le dita diventano due.
Ah..
La mia mano si sfrega forsennatamente sul clitoride e per un momento non sento nulla, poi, di colpo, come un lampo che mi trafigge e mi trapassa lasciandomi a terra senza fiato il tuo enorme membro è nel mio buchetto.
Riprendo sensi e fiato..
non so bene dove sento più male, piacere o bruciore, ma questo è un mix che mi sballa, una droga.
Mi stai chiedendo scusa per averlo così grosso, e intanto spingi più forte.
Io mi masturbo tu mi prendi da dietro e mi parli e io mi spingo le dita dentro più che posso tu godi io urlo. La mia mano aumenta la velocità e tu aumenti la spinta. Io ho la faccia schiacciata sul pavimento a ogni spinta godo e urlo e ti prego ti supplico di non smettere e tu aumenti forza e velocità e io anche..
Un attimo.
Un istante e ho l’orgasmo più travolgente di sempre.
E’ il vuoto.
E’ il silenzio.
Due corpi che respirano a fatica sul pavimento di un elegante appartamento in centro.
E’ come se la corrente fosse mancata di nuovo, ma stavolta nel mio cervello.
E’ il buio.
E’ il nulla e il tutto mescolati insieme.
E’ il cuore che rimbomba assordante sul pavimento. Il mio? Il tuo? Non so, non capisco e non mi interessa. E’ lo stesso battito che all’unisono riempie la stanza di melodia.
Non mi sono ancora mossa e solo ora sento la tuo piacere caldo scivolarmi tra le cosce.
Mi sdraio. Giro la testa e ti guardo: sei sfinito, ma con una bella luce negli occhi. Mi sorridi e io ricambio.
Allunghi una mano e mi sfiori il viso, mi accarezzi.
E’ il giorno.
E’ la notte.
E’ l’essenza di tutti i colori.
E’ il succo del piacere.
E’ il nettare della felicità.
E’ solo un attimo lo so, e uscita da quella porta diventerà solo un ricordo, ne sono certa.
Lo so io, e lo sai tu, ma ora mi gusto in pieno quest’aria densa di piacere puro, che inebria e nutre le nostre anime.
Tu non sei alla mia portata.. troppo bello, troppo elegante..
E io fuori da quella porta continuerò a farmi scopare e a urlare (ora sicuramente più forte) col perdente di turno, e tu continuerai a immaginarmi a cavallo di insignificanti esseri umani, mentre con la tua chitarra suonerai e canterai..”love was made for you and me..” alla bella, raffinata, colta, donna fortunata, che sbattendoti le ciglia ricoperte da un mascara indelebile da 80 euro e sorridendoti con un rossetto super rimpolpante da 120 euro, sognerà corse su spiagge esotiche, mano nella mano, occhi negli occhi con te..
E quando poserai la chitarra trasmettendole con lo sguardo la tua forza e la tua passione, e le afferrerai il viso con ardore per baciarla… lei candidamente e pianissimo ti sussurrerà all’orecchio :”ahi ahi i capelli!
Dai così sei sui capelli!!”
……… a buon intenditor….

© 2011 by Bonny

4 commenti:

  1. hai freschezza,spontaneita',sei frizzante e coinvolgente,molto bello.....

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  2. racconto completo.. sotto tutti i punti di vista... continua a scrivere.. l'esperienza ti porterà lontano.. brava

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  3. Ma vedi un pò questa ragazza com'è in gamba!
    Ad maiora! Aspettiamo conferme...brava...

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  4. bellissimo...............è la bellezza e la grande sensualità dell'uomo che guida e che decide;) scritto molto bene e di argomento mooolto condivisibile;)Maria

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