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giovedì 2 aprile 2015

Muriel e Adrien. Parte terza



di Béatrice Alaix

Da quando Charles è a casa, sono più tranquilla. Lo scampato pericolo per il suo cuore mi ha ridato il valore della nostra vita: ho cercato di sbarrare il passo a quella parte di me che sogna l’amore trasgressivo. 

Non sono il tipo: ci sono donne che si sposano più di una volta e divorziano, lo fanno perché amano l’avventura, l’eccitazione più che la sicurezza, pur se la cercano in ogni uomo perché l’amore eterno è un desiderio immortale. Io sono fedele, non amo cambiare, sebbene ultimamente nella routine mi sia sentita soffocare come Giona nel ventre della balena. Mi sono chiesta il motivo della vaga insoddisfazione, del tedium vitae che mi avvolge da tempo, anche se me ne sono accorta solo attraverso Adrien. Al compimento dei quarantacinque anni ho sentito che la vita non è eterna, la malattia di mio marito ha acuito il senso di precarietà, il non aver avuto figli ed essere vicina alla menopausa, mi ha spinta a chiedermi il significato del mio passaggio. Sono una donna attiva: adoro il mio lavoro, gli artisti e le loro opere, viaggiare, anche con la mente attraverso i libri, ma a un certo punto ho scoperto che non mi bastava, avevo bisogno del mio piacere, volevo altro, le emozioni forti che sono sale dell’esistenza. Nella breccia apertasi in me, Adrien è entrato come una tempesta alla quale ho opposto resistenza. Il mio desiderio, proprio perché a lungo represso, mi ha destabilizzata, ma sono riuscita a calmarlo, scoprendo un groviglio di contraddizioni. Tacitamente io e Adrien non ci siamo più telefonati.
Oggi finalmente, in un giorno libero dal lavoro, sono andata a comperarmi un paio di orecchini a pendaglio di giada e argento, dei quali mi ero innamorata. Risalendo per Rue De Barres lo sguardo beato dei turisti sullo scorcio medioevale mi fa venire voglia di vacanza. Mi siedo ai tavolini di un caffè e, dopo aver ordinato un pastis, tiro fuori lo specchietto per rifarmi il trucco: vedo una donna dai lineamenti delicati, i capelli neri, gli occhi d’un azzurro intenso. Non ho idea alcuna della mia bellezza, ma c’è chi dice che il corvino della mia chioma è in seducente contrasto con lo sguardo. All’improvviso mi sento chiamare, la voce non è sconosciuta, ma non so a chi associarla. Qualcuno mi sbarra gli occhi con le dita.
- Chi sei?
- Io! – esclama ridendo e siede di fronte – Posso?
È David, un fotografo free-lance che a volte ha lavorato per il mio settimanale. Un ragazzo bellissimo che, da adolescente, guadagnava posando per delle pubblicità. Un concorso vinto lo ha indirizzato al mestiere di foto-reporter. David è un gran donnaiolo, ci ha provato con quasi tutte le mie colleghe, senza distinzione d’età. Mi è stato dietro per quasi due anni, inutilmente, finché non è partito per gli Stati Uniti.
- Credevo fossi in America… - gli dico, mentre ordina un altro pastis.
- Ho finito il lavoro e sono rientrato.
- E cosa fai qui adesso?
- Ho cambiato casa e abito in zona. Vuoi venire a vedere le foto della Valle della morte?
Dopo un attimo di esitazione, gli rispondo affermativamente: è la prima volta che, inspiegabilmente, accetto un suo invito. Dentro di me ho un desiderio di evasione, chissà, forse da me stessa. Ci avviamo. L’appartamentino di David è al quarto piano di una casa senza ascensore, una grande mansarda con abbaino sui tetti di ardesia. A un lato del salone sono disposti dei tavoli con kit di lavoro. C’è un disordine simpatico, molte foto, alle pareti e impilate. David prende un album, mi fa sedere sul suo letto e mi mostra orgoglioso gli scatti: notturni della Valle della morte, strade deserte, tramonti enigmatici. Lui spiega e la sua voce mi culla, vicino al mio il suo braccio mi solletica, sprofondo in un torpore rilassante. Vedo il profilo di questo ragazzo che avrà dieci anni più di Adrien e i due volti si confondono nella mia mente. Catapultata in un mondo per me quasi irreale, mi stupisco di provarne ebbrezza. David a un tratto depone l’album di fotografie, si volta, incolla la sua bocca alla mia. Attonita, rispondo. È un bacio lungo, intenso, al quale mi lascio andare con inspiegabile voluttà. Mi stende sul letto, slaccia la camicetta, estrae un seno e ne succhia il capezzolo: sento il suo desiderio, la mia vagina si bagna e si dispone ad accoglierlo. Ci svestiamo.
- Chiudi la finestra – gli chiedo.
- Ti vergogni?
- Chiudi
Ora siamo nudi, nell’ombra azzurra il suo torace è atletico, il sudore gli imperla la fronte. Mi bacia le spalle, i seni, il ventre, affonda la sua lingua nella mia vulva depilata: il piacere sale improvviso, a cerchi concentrici, mi scuote.
- Fermati, fermati…
- Perché?
- Potrei venire…
- Muriel vieni…
Mi abbandono al massaggio labiale di questo sconosciuto come ci conoscessimo da sempre, i miei gemiti da lievi ora sono forti, un fremito dalla spina dorsale sale al cervello. Arriva il flash. Mi sento pazza, mentre urlo al culmine dell’orgasmo, credo di essere con Adrien, di star abbracciando i suoi capelli, le sue spalle. La scarica mi lascia senza fiato. Supina, in silenzio, scorgo David alzare gli occhi, avvicinarsi alla mia bocca. Ho rifiutato Adrien per mesi, come mai con lui è stato disperatamente facile? Mentre questo ragazzo si appresta a entrare nel mio corpo, io lo guardo come lo vedessi solo adesso: davvero sto facendo l’amore con David? (continua)

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